Delta del Po
Per
delta del Po si intende il sistema idraulico di diramazioni fluviali attraverso cui il fiume Po sfocia nel mare Adriatico. Esso è costituito quindi, in primis, dall'insieme di detti rami fluviali e, per estensione, dal territorio tra essi compreso. Secondo questa definizione il delta del Po ricade interamente nella Provincia di Rovigo o Polesine e ne occupa quasi interamente la porzione orientale (a partire dall'incile del Po di Goro sino al mare). Esso si definisce anche come "delta attivo".
In un'accezione più ampia, esso comprende la più vasta area del delta storico, vale a dire quella compresa tra gli antichi rami deltizi del fiume Po: esistendo un tempo importanti diramazioni meridionali del corso d'acqua, tra cui citiamo il Po di Volano e il Po di Ferrara o Po di Primaro, esso includerebbe la parte della Provincia di Ferrara a forma di cuspide compresa tra i vertici di Stellata, Sacca di Goro e Valli di Comacchio. L'assetto idraulico contemporaneo del delta del Po avvalora la definizione più restrittiva sopra enunciata, anche se la parte litoranea della Provincia di Ferrara, in particolare quella compresa tra la bocca del Po di Goro e il Lido di Volano e quella comprendente le Valli di Comacchio, conserva un aspetto paesaggistico di carattere tipicamente delitizio - paludoso.
Il delta del Po in una stampa del XIX secolo GeografiaLa superficie dell'area deltizia è interessata da una progressiva espansione (pari a circa 60 ha l'anno) dovuta dall'avanzamento verso est delle foci dei vari rami del delta. Tale spostamento avviene per il progressivo deposito del considerevole trasporto solido del fiume Po sul basso fondale dell'Adriatico che ne determina l'innalzamento e quindi
il costante prolungamento a mare del letto delle diverse diramazioni. La Provincia di Rovigo è pertanto l'unico territorio taliano soggetto ad espansione, con la conseguente necessità di aggiornare periodicamente i dati statistici relativi alla sua superficie.
Le diramazioni deltizie del fiume Po attualmente attive e che nel loro complesso costituiscono il delta sono, da nord a sud: il Po di Maistra, il Po di Venezia - Po della Pila che sbocca in mare attraverso tre distinte bocche (Busa di Tramontana, Busa Dritta e Busa di Scirocco), il Po delle Tolle (con le diramazioni di Busa Bastimento e
Bocca del Po delle Tolle), Po di Gnocca o della Donzella (anch'esso con una biforcazione terminale) e Po di Goro.Discorso a parte deve essere fatto per il Po di Levante il quale, pur essendo collegato al corso principale del Fiume Po attraverso la conca di navigazione di Volta Grimana, ne è idraulicamente separato e non ne recepisce le acque. Infatti, in seguito alle imponenti opere di sistemazione idraulica del fiume Fissero-Tartaro-Canalbianco, avvenute negli anni trenta del secolo scorso, questa antica diramazione settentrionale del fiume venne separata dal corso principale per divenire unicamente collettore terminale del Canalbianco.
Attualmente il sistema Fissero-Tartaro-Canalbianco-Po di Levante costituisce un'importante via navigabile che consente il collegamento tra il mare Adriatico, i laghi di Mantova e il Lago di Garda.
A sud del delta il mare forma un'insenatura che, pur non prendendo il nome di golfo, ne ha tutte le caratteristiche. Il delta del Po comprende le aree naturali protette istituite nel territorio geografico di riferimento:
- Parco Regionale Delta del Po dell'Emilia-Romagna - istituito nel 1988, ma funzionante solo dal 1996, comprende anche territori che fanno parte del bacino idrico di altri fiumi (tra cui il Reno). Comprende la parte sud del delta storico del Po, ma solo una minima parte del delta attuale;
- Parco Regionale Veneto del Delta del Po - funzionante dal 1997, comprende praticamente tutto il delta geografico del Po, come sopra definito;
- Parco interregionale Delta del Po è il nome del parco che le Regioni del Veneto e dell'Emilia-Romagna avrebbero dovuto costituire congiuntamente entro il 1993, ai sensi dalla Legge Quadro sulle Aree Protette (Legge n. 394 del 1991, art. 35). Non essendo stato trovato un accordo tra le parti, sono stati costituiti i due distinti parchi regionali.
GeologiaL'intera Pianura Padana ha subìto, nel corso delle ere geologiche, profonde modificazioni che hanno portato a ripetuti avanzamenti e arretramenti della linea di costa. La foce del Po, di conseguenza, si è spostata anche di centinaia di chilometri e ha modificato innumerevoli volte la sua forma e la sua estensione. Tra i fattori che hanno causato questi fenomeni si possono citare lo scontro tra le piattaforme continentali europea e africana (che determina da milioni di anni un lento innalzamento delle Alpi e Appennini correlato a fenomeni di subsidenza dei territori pianeggianti circostanti, variamente compensata dai depositi alluvionali), la variazione del livello del mare (correlata alle fasi di glaciazione), l'erosione delle catene montuose (con conseguente deposito sul fondale marino del materiale asportato) e in generale il fenomeno del trasporto solido.
Il maggior apporto di sedimenti trasportati dagli affluenti appenninici del Po rispetto agli affluenti alpini (che scaricano parte dei sedimenti nei laghi attraversati) ha comportato nei secoli il progressivo spostamento verso nord del delta del Po con interramenti o separazione dei vecchi alvei a sud. Questi spostamenti sono avvenuti a seguito dialluvioni.
Era glacialeLa pianura Padana, fino a circa un milione di anni addietro, non esisteva ed al suo posto vi era un grande golfo che giungeva quasi alle Alpi occidentali e all'Appennino Ligure.
In seguito, durante le grandi glaciazioni dell'era quaternaria, il fondo marino di tale golfo divenne più volte terra emersa, sia a causa dell'incremento dei ghiacci sulle aree emerse e del conseguente abbassamento del livello del mare sia per l'ingente accumulo dei sedimenti erosi dai monti circostanti. Addirittura, al termine dell'ultima glaciazione, la linea di costa congiungeva direttamente l'attuale regione delle Marche con la zona centraledella Dalmazia.
Successivamente, con l'attuale ritiro dei ghiacciai, il mare tornò ad incrementare il suo livello.
A quest'ultimo periodo risale la sedimentazione dei terreni limitrofi della bassa pianura che presentano un grande interesse par la notevole produttività agricola.
A testimonianza della giovinezza del territorio, i terreni sono torbosi, argillosi e diventano più sabbiosi man mano che ci si avvicina al mare.
Variazioni geologiche tra il terziario ed il quaternario Valle PadusaLa valle Padusa era una vastissima area paludosa, che nell'antichità si estendeva a nord e a sud del Po, da Nonantola (10 km da Modena) finoa Ravenna per una lunghezza di circa 60 miglia (più di 100 km). Essa costituisce il prodromo del delta storico e di quello attuale.
La mano dell'uomo e l'evoluzione storica
La presenza dell'uomo nell'antico delta del Po risale già ad epoche preistoriche, come testimoniano i resti di alcuni villaggi di palafitte, ad esempio quello di Canàr nei pressi di San Pietro Polesine, in Comune di Castelnovo Bariano (Alto Polesine).
Epoca greco-etrusca e romanaLe bonifiche delle
paludi nei dintorni di Comacchio, soprattutto quella di Trebba (Valle Trebba) nel 1922 permisero la scoperta della necropoli di Spina, che data attorno al VI secolo a.C., e che testimonia la presenza degli etruschi che vi avevano fondato un porto commerciale situato tra le vie di comunicazione fluviale, marittima e terrestre (Reno, Po eAdriatico).
Nel corso dei risanamenti delle paludi di Pega nel 1954-60 (Valle Pega) e del Mezzano nel 1960 (Valle del Mezzano), altre importanti scoperte furono portate alla luce e poi esposteal Museo Archeologico Nazionale di Ferrara.
La penetrazione dei Romani più a sud del delta, comincia con la fondazione di Senigallia (
Sena Gallica 290 a.C.) e di Rimini(
Ariminum 268 a.C.) sull'Adriatico, quindi si dirige più a nord ma senza creare colonie al passaggio, eccetto le stazioni di posta, come risulta dalla mappa Peutingeriana. È soltanto a partire dal I secolo che i fabbisogni di legno e di attrezzature da costruzione (piastrelle e mattoni in terracotta), che i Romani si stabilirono in questa regione ricca in foreste ed in suolo argilloso.
La scoperta di necropoli a Voghenza (
Vicus Habentia), a 10 km da Ferrara, permette di attestare, grazie al materiale numismatico ritrovato risalente all'epoca di Claudio (anni 41-54) e Massimino Trace (235-238), che i Romani erano installati in questa zona tra la fine del I secolo d.C. e gli inizi del III d.C.
Nel I secolo d.C. esistevano le fosse Augusta, Clodia, Filistina, Flavia, Messanicia e Neronia che permettevano di navigare da Ravenna ad Aquileia rimanendo sempre all'interno di lagune e percorrendo canali artificiali e tratti di fiumi. In epoca romana i porti più importanti sul Po sono: Cremona, Pavia (sul tratto terminale del Ticino), Piacenza, Brescello, Ostiglia,
Vicus Varianus (l'attuale Vigarano) e
Vicus Hobentia (l'attuale Voghenza).
Il taglio o centuriazione romana delle terre a sud del delta mostra il lavoro dei Romani che si sono occupati di bonificare le terre con lo scavo di canali di scarico lungo le strade.
Del resto i molti monumenti della città di Ravenna dimostrano il loro passaggio e il lavoro colossale compiuto: il drenaggio delle paludi e lo sfruttamento delle saline tra Cervia e Cesenatico, la piantagione di pinete in direzione di Ravenna per trattenere la sabbia al bordo delle coste. Il declino progressivo di Ravenna favorì lo sviluppo di Ferrara che faceva parte dell'Esarcato di Ravenna ed il cui nome appare nel 754.
Epoca medioevale e rinascimentale
In epoca medievale il Po di Volano, che attraversava Ferrara, era il corso principale: questa situazione si protrasse fino al 1152, quando il fiume ruppe la diga del nord presso i "giunti delle braccia" (Rotta di Ficarolo), a Ficarolo in provincia di Rovigo, e il suo corso si modificò assumendo, per quel tratto, la conformazione attuale.Da Ferrara si formò, quindi, un altro ramo, chiamato Po di Primaro, che si gettava in mare a nord di Ravenna. Questo cambiamento non fu senza conseguenze: la tracimazione del fiume rase al suolo la città di Argenta.
Restano scarse testimonianze del periodo sulla situazione a seguito della drammatica alluvione e sulle difficoltà incontrate nel risanamento del delta.
È lecito immaginare una situazione molto grave, visti gli scarsi mezzi esistenti all'epoca per lottare contro fenomeni naturali comeinondazioni e mutamenti rapidi del livello delle acque.
Le paludi e le isole formate dalle alluvioni del Po secondo una carta del 1570) Dal XVII al XIX secoloNell'anno 1604, con l'apertura del Taglio di Porto Viro da parte dei Veneziani, l'assettoidraulico del delta mutò radicalmente. L'imponente opera di deviazione del corso principale del fiume fu realizzata al fine di contrastare il graduale ma progressivo processo di traslazione verso nord dell'idrografia fluviale causata dalle ragioni geologiche di cui si fa cenno nel soprastante relativo capitolo.
Tale migrazione determinava un apporto sempre crescente di sedimenti verso la laguna di Venezia (ricordiamo l'esistenza del considerevole ramo settentrionale denominato Po di Tramontana, di cui è ancor oggi visibile il paleoalveo tra le valli a sud della foce dell'Adige) che ne minacciava l'interramento. Ciò avrebbe determinato l'occlusione del porto e la morte della cittàcommerciale. Per questa fondamentale ragione Venezia decise di ntraprendere una così colossale opera che, per l'epoca della sua realizzazione e per la sua entità complessiva, non ha eguali al mondo. Solo una città fondata sull'acqua e sulla sua profonda conoscenza poté concepire e ritenere attuabile una simile mpresa.
Per quanto riguarda l'area del delta storico ferrarese, essa fu sottoposta dal 22 dicembre 1605 al controllo del "Consortium di San Giorgio", che ne ha idraulicamente salvaguardato e progressivamente bonificato il territorio.
Attraverso drenaggi e accordi di intervento successivi, la suddivisione è stata estesa a 120.000 ettari compresi tra il fiume Po di Volano a nord, il mare Adriatico a est, il fiume Reno ed il Po di Primaro a sud e ancora il Po a ovest.
Contrariamente alla parte settentrionale della provincia ferrarese, le terre che formavano un'unica grande depressione in corrispondenza del territorio di Polesine di San Giorgio non si prestavano ad un agevole drenaggio: gli interventi di risanamento avvenivano principalmente "per colmata", ovvero derivando le torbide dovute alle piene del Po e sfruttando la decantazione dei materiali in sospensione. Una più efficace gestione idraulica arriverà con il convogliamento delle acque effluenti dai terreni più elevati nel letto delle grandi linee idrauliche di bonifica che percorrevano la zona (Fosse di Porto,dei Masi, di Voghenza), fino allo sbocco finale costituito dalle paludi di Comacchio.
Progressionee limiti delle terra nel XVIIsecolo__________________________________________________________________________________________________________________Mappadelle paludi del delta del Po nel 1568
Era industriale
Il sollevamento meccanico delle acque dei terreni più bassi fu possibile a partire dal 1872, anno di costruzione del più vecchio stabilimento idrovoro di Marozzo a Lagosanto, al servizio del drenaggio di un bacino costituito da Valle Gallare, Valle Tassoni ed altre minori.
Fino al 1930, e con frequenza minore sino a tutt'oggi, altri impianti sono entrati in servizio per il drenaggio dei bacini del comprensorio, con lo scavo di canali profondi, come si faceva ai tempi dei Romani. Di là, pompe azionate principalmente da energia elettrica, fanno risalire l'acqua dalle zone basse in canali emissari che si versano in seguito nel mare.
Così, oggi il Po di Goro e Primaro, i fiumi Reno e Lemone sono collegati tra loro da canali che giungono al mare. Questo permette il drenaggio di tutte le terre del delta ad eccezione delle paludi di Comacchio (le più grandi) e due o tre altre piccole paludi. I terreni bonificati sono stati dedicati all'agricoltura.
Con gli ultimi interventi imponenti di risanamento delle paludi di Mezzano e di Pega, effettuati dall'ente per la colonizzazione del delta della pianura del Po, 20.000 nuovi ettari di terre coltivabili sono passati nel 1989 in gestione al consorzio di bonifica II circondario - Polesine di San Giorgio.
I parchi regionali
- Parco regionale del Delta del Po dell'Emilia-Romagna
- Parco regionale del Delta del Po Veneto
- Parconaturale interregionale del Delta del Po
Bonifica di Argenta
I diversi interessi in giocoIl delta del Po è stato dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, per il suo interesse storico e naturalistico. Proprio perché non è solo un'area paesaggistica, ma è anche un territorio di interesse economico, esso pone delle problematiche specifiche di conservazione e tutela. Il suo territorio è, infatti, sottoposto a forti interessi economici: ricordiamo, ad esempio, la presenza al suo interno di vaste zona dedicate alla pesca, alla piscicoltura e acquacoltura, all'agricoltura, alla caccia nonché di un importante sito di produzione energetica (Centrale termoelettrica di Polesine Camerini).
Oltre a una notevole produzione ortofrutticola le principali coltivazioni sono quelle cerealicole: principalmente mais e riso. In anni recenti, sta assumendo una discreta rilevanza economica e infrastrutturale anche lo sfruttamento turistico.
Provincia di Ferrara e località balneari