Quercia di San Basilio
Quasi in località San Basilio, seguendo il percorso della strada arginale che dal capoluogo conduce verso l'omonima frazione, ci si imbatte un in maestoso albero che si erge solitario in mezzo alla campagna circostante, addossato all'argine sinistro del Po di Goro.
È una farnia (Quercus robur) di oltre 500 anni. a sua circonferenza a metri 1,30 dal suolo è di 6.15 metri, mentre la sua altezza è di circa 26 metri. È sopravvissuta per la sua posizione periferica e perché era una pianta usata come segna confine (viene citata in documenti di oltre 500 anni fa).
Ha un valore anche scientifico perché costituisce una delle ultime piante testimoni dell'antico bosco che ricopriva la Pianura Padana. In dialetto locale viene chiamata "el rovere" o "la rovra" che impropriamente fa riferimento a una quercia dello stesso genere ma appartenente a un'altra specie: la Quercus petraea, che però non riuscirebbe a sopravvivere con l'apparato radicale parzialmente immerso nell'acqua per lunghi periodi.
L'habitat particolare e questa posizione marginale a ridosso della riva del fiume Po ha salvato la pianta dall'utilizzo umano, causando però sofferenza all'apparato radicale della stessa; considerando che queste piante possono raggiungere i 50 metri di altezza.
Un fulmine l'ha gravemente danneggiata nel 1976. Dopo un primo intervento di risanamento nel 1995, rivelatosi nel tempo insufficiente, nel 2002 l'Ente Parco, con la collaborazione del Comune e dell'Università di Padova, ha effettuato un progetto di risanamento consistente in indagini e analisi di campioni, potatura delle parti secche della chioma e ripulitura del tronco per tentare di bloccare l'avanzata della carie, ottenendo un miglioramento della situazione.
Articolo tratto da wikipedia